Il monumento ai Caduti di Modica

Situato nel cuore della parte bassa della città, in una posizione scenograficamente perfetta, sotto la rupe del castello e al centro della biforcazione che divide in due il centro storico, il monumento ai Caduti modicani di tutte le guerre è conosciuto da tutti i cittadini, ma pochissimi ne conoscono la storia o lo hanno osservato con attenzione, apprezzandone i particolari.

Recentemente restaurato e ripulito, il monumento è tornato ad essere visibile in tutto il suo splendore marmoreo originale. Esso rappresenta un sofferente soldato di fanteria della Grande Guerra, già ferito in battaglia e che porta appoggiata sulla spalla sinistra la bandiera nazionale. Il fatto che fosse stato ferito lo si deduce da un particolare che è tornato visibile dopo il restauro: il distintivo d’onore dei militari feriti in guerra visibile sulla manica destra della giubba e che consisteva, come da regolamento, “in un galloncino d’argento dello spessore di millimetri 5 e della lunghezza di centimetri 5” (si vedano le Circolari n.134/1917 e n.182/1917 del Giornale militare ufficiale).

Ma chi fu l’autore della scultura e a che periodo risale la sua installazione e la conseguente inaugurazione nell’attuale Piazza Municipio? Purtroppo tutta la documentazione relativa alla commissione dell’opera è andata perduta, non trovandosene traccia negli archivi comunali. Tuttavia, come riportato dallo studio pubblicato dal prof. Giancarlo Poidomani con il libro Lutti e memorie dei siciliani nella Grande Guerra (Casa Editrice Prova d’Autore, Catania 2015, pag.103) sappiamo che “L’autore fu quasi certamente quel Luciano Condorelli (Acireale, 1887 – Roma, 1968) che realizzò numerosi monumenti in Sicilia e in alcuni comuni della provincia di Siracusa. L’attribuzione del monumento modicano si deduce facilmente dalla presenza a Grammichele di un’opera “gemella”, per la quale invece disponiamo di tutta la documentazione relativa alla progettazione, raccolta dei fondi, costruzione e inaugurazione.

Per quanto riguarda la cronografia del monumento, sappiamo che la sua commissione avvenne sicuramente dopo il mese di agosto del 1923. Lo si deduce dall’introduzione scritta da Giuseppe Amato, all’epoca Segretario capo del comune, nel Libro d’Oro dei Caduti modicani e datata 30 agosto in cui si legge: “Ci si pensi e presto al famoso monumento e che non duri ancora la vergogna di far considerare la nostra Città al di sotto dell’ultimo comunello italiano […] ”. Lo stesso Libro d’Oro fu poi distribuito al prezzo di 10 lire a copia come contributo per “l’erigendo” monumento.

Dopo quasi due anni la scultura fu consegnata dal Condorelli alla città e posizionata dove ancora oggi si trova. Tramite la consultazione della stampa dell’epoca infatti sono riuscito a ritrovare la data della cerimonia d’inaugurazione che avvenne giovedì 16 luglio 1925, in occasione della visita a Modica del ministro delle Comunicazioni, Costanzo Ciano (a cui, dopo la sua morte avvenuta nel 1939, venne intitolata l’odierna Piazza Libertà nel quartiere Sorda), e del segretario del Partito Nazionale Fascista, Roberto Farinacci.

La cronaca ci racconta che i due arrivarono a Modica in treno, dopo avere visitato le miniere di asfalto di Ragusa, e che furono accolti dalle autorità e le notabilità dell’intero circondario. Dopodiché si recarono al Municipio dove, nella piazza antistante, davanti ad una grande folla, avvenne l’inaugurazione del monumento. Alla cerimonia erano presenti: i deputati Filippo Pennavaria, Leone Leone, Ruggero Romano e Biagio Pace; il prosindaco De Leva; il vescovo di Noto Giuseppe Vizzini; il sacerdote ex cappellano militare Francesco Barone. Inoltre erano presenti due medaglie d’oro modicane: una era il maggiore Umberto Solarino e l’altra non viene nominata ma probabilmente era Carmelo Bonomo, decorato nel 1912 durante la guerra di Libia.

La cerimonia ebbe inizio con la benedizione del monumento da parte di monsignor Vizzini che per l’occasione sfoggiava gli abiti pontificali e che successivamente pronunciò un discorso patriottico. In seguito parlarono il prosindaco De Leva e il maggiore Solarino. Fu quindi la volta del ministro Ciano e infine del gerarca Farinacci che, riferendosi al grande numero dei presenti, pronunciò le seguenti parole intrise di retorica tipica di quegli anni: “Se foste tutti fascisti sareste in troppi; noi vogliamo essere pochi, ma sicuri. Noi vogliamo che l’Italia diventi spiritualmente tutta fascista”. Le sue parole suscitarono una grande ovazione e il sacerdote Barone, preso dall’entusiasmo, lo abbracciò. La stampa del regime valutò l’abbraccio altamente “propagandistico” tant’è che il quotidiano La Stampa lo considerò più importante di tutto il resto, come dimostra il titolo che diede al proprio breve articolo: “Farinacci abbracciato a Modica da un prete fascista della prima ora ”.

Conclusasi la cerimonia gli ospiti visitarono la sede del Fascio e parteciparono ad un banchetto di oltre 200 persone offerto dall’amministrazione comunale, per poi ripartire in treno alle 14.30 alla volta di Noto e Siracusa.

Anche Modica ebbe così il suo monumento ai Caduti della Grande Guerra. Ma i modicani di quella metà di luglio del 1925 non potevano ancora sapere che, negli anni a venire, esso era destinato a ricordare anche le numerose vittime di altre guerre scellerate del Novecento.

Da quasi un secolo la scultura del fante sofferente è una testimone silenziosa della vita quotidiana del centro storico. In passato, per lunghi periodi, è rimasta nascosta dalle fronde delle palme che l’attorniavano, ma oggi, dopo il restauro del 2019, è ritornata ad avere la giusta visibilità che merita. Da molti ignorato, ma da tutti conosciuto, il monumento ai Caduti è, e continuerà ad essere, un punto di riferimento e d’incontro (“Ci vediamo al Monumento…”) e soprattutto continuerà a custodire e tramandare nel tempo la memoria delle migliaia di combattenti modicani che, partiti per la guerra, non fecero più ritorno alle loro famiglie. E anche se non riporta i nomi dei Caduti, la sua funzione di rappresentare idealmente ogni singola sepoltura nota e ignota dei figli di Modica, ovunque esse si trovino, non può ne deve essere sminuita.