Questo sito è dedicato alla memoria del soldato Pietro Vicari, la cui storia è stata la scintilla che ha fatto scoppiare in me la passione per la storia degli uomini e dei fatti della Grande Guerra sul fronte italiano.

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Breve nota biografica

Pietro Vicari nacque a Modica il 7 aprile 1883, figlio di Antonio e di Giovanna Giurdanella. Poco dopo avere compiuto 29 anni, nel 1912, si sposò con Marianna Aprile e dal matrimonio nacquero 3 figli: Giovanna Raffaela nata nel 1913 e morta in tenera età, nel marzo 1917, mentre il padre era al fronte, Antonino nato nel 1914 e Carmelo nato nel 1916.

Nell’ottobre 1915, pochi mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra, Pietro venne chiamato alle armi e, lasciata la famiglia e il lavoro di contadino, il 31 dello stesso mese giunse in territorio dichiarato in stato di guerra (esattamente a Chiopris in provincia di Udine) dove venne assegnato al 147° reggimento fanteria della Brigata Caltanissetta. Con tale reggimento affrontò la terribile guerra di trincea sul Carso, tra il Monte San Michele e San Martino del Carso (novembre – dicembre 1915); sulle Alpi Carniche nei pressi di Timau (febbraio – ottobre 1916); nuovamente sull’inferno carsico, nel settore tra Nova Vas e Hudi Log – Boscomalo (novembre 1916 – gennaio 1917); ed infine sul Monte Mrzli, lungo il corso dell’Isonzo tra Caporetto e Tolmino (gennaio – ottobre 1917).

Il 24 ottobre 1917, poche ore dopo l’inizio della battaglia di Caporetto, mentre era in forza alla compagnia comando del 147° fanteria, il soldato Vicari venne catturato sul Mrzli dall’esercito austro-tedesco che proprio in quel settore sfondò il fronte italiano dando inizio alla rotta tristemente famosa. Condotto prigioniero in Germania, probabilmente transitò dal grande campo di prigionia di Lechfeld dove venne assegnato ad una compagnia di lavoro e inviato in Serbia (nazione allora occupata dai tedeschi) a lavorare nei pressi della cittadina di Semendria (oggi Smederevo), situata sul fiume Danubio poco a est di Belgrado.

Duro lavoro, turni massacranti, fame e stenti ne provocarono un progressivo e inesorabile deperimento fisico e il 25 febbraio 1918, dopo 4 mesi di prigionia, Pietro Vicari si spense nel lazzaretto di Semendria all’età di 35 anni. Probabilmente venne sepolto nella sezione dedicata ai prigionieri del cimitero militare tedesco di Semendria (non più esistente) e oggi, a oltre 100 anni di distanza, la sua tomba è ancora sconosciuta agli uomini, ma conosciuta a Dio.

Dall’oscurità terrena in cui era caduto Egli entrò nella luce celeste. E dalla luce una bimba venne Lui incontro, commuovendo la sua anima e accogliendolo “col lume d’un sorriso” nel Regno dei Cieli.